Aggiornamento sulla malattia di Parkinson a Treviso

Il 21 settembre 2019 si è svolto a Treviso un interessante corso di formazione per medici di medicina generale sulla malattia di Parkinson, la malattia neurodegenerativa progressiva più diffisa al mondo dopo l’Alzheimer. L’evento è stato organizzato dall’Accademia Limpe-Dismov, che mi ha gentilmente accordato la partecipazione come traduttrice medica e che da anni promuove e sostiene la ricerca scientifica e l’aggiornamento continuo degli operatori sanitari in questo ambito.

L’argomento è di particolare rilevanza ed attualità, considerando che in base a stime recenti i malati di Parkinson in Italia sarebbero non meno di mezzo milione (e l’OMS prevede un raddoppio dei casi entro il 2030) e non dimenticando che ad oggi purtroppo non esistono farmaci in grado di indurre la remissione della malattia, ma solo di ridurne la sintomatologia.

Come ha sottolineato la Dott.ssa Manuela Pilleri, coordinatrice scientifica del corso, i medici di medicina generale sono normalmente i primi interlocutori dei pazienti parkinsoniani: da qui la loro importanza strategica nel riconoscere i sintomi della malattia, in quanto la diagnosi è essenzialmente clinica, nonché nel gestire al meglio il percorso terapeutico, coordinandosi con i colleghi neurologi e altri specialisti.

I medici relatori hanno dato ampio spazio all’approfondimento della diagnosi differenziale, all’uso appropriato di esami strumentali, alla classificazione dei fenotipi, fino alla disamina delle terapie nella fase iniziale della malattia e in quella avanzata, avvalendosi della presentazione di numerosi casi clinici, senza trascurare significativi riferimenti alla letteratura scientifica disponibile.

Dal punto di vista di linguista specializzata in traduzione medica, ho apprezzato l’opportunità di aggiornamento su un tema assolutamente attuale e in continua evoluzione e l’approfondimento dell’uso della terminologia specialistica, che ancora una volta si conferma ibrida tra termini, abbreviazioni e acronimi inglesi ed italiani, utilizzati spesso in parallelo, evidenziando un utilizzo non esente da consuetudini e preferenze individuali.